Nell'estate del 1973, i fans italiani di
Durbridge che ormai si erano abituati da quattro anni ad avere notizie
in quel periodo dell'anno di qualche nuovo sceneggiato del loro idolo in
preparazione, restarono delusi. L'estate passò, e passò anche l'autunno
senza che nessuna buona nuova giungesse dai soliti canali, Radiocorriere
TV o altri settimanali del settore. Certo i gialli, in quell'anno e in
quello successivo, non mancarono: dall'esordio di quello che si può
considerare il primo vero esempio di una serie di telefilm polizieschi
italiani, "Qui Squadra mobile", tratti da romanzi e racconti di
Felisatti e Pittorru, una nuova coppia di giallisti, che è un po'
progenitrice di tutte le moderne fiction su squadre o distretti di
polizia, ma che a differenza di quelle era perfettamente inquadrata in
un contesto realistico, proprio come richiedevano i canoni del "nuovo
giallo"; a "Serata al Gatto Nero", dei veterani Casacci e Ciambricco,
ormai orfani del tenente Sheridan, che imbastirono questo curioso giallo
in due puntate, a metà tra fiction e varietà; a "Ho incontrato un'ombra",
del nostro Biagio Proietti, oggi ricordata soprattutto per la splendida
colonna sonora del maestro Pino Calvi; all'arrivo di due personaggi
classici del poliziesco ante-guerra, uno nostrano, "Il commissario De
Vincenzi" di Augusto De Angelis, e un'altro arrivato dritto dritto
dall'America proibizionista e dandy degli anni '20, "Philo Vance" di
S.S.Van Dine. Interpretati rispettivamente da due leoni della tv e del
teatro come Paolo Stoppa e Giorgio Albertazzi, fecero rivivere, ciascuno
per tre storie di due puntate l'una, ai cultori del giallo classico
quella vecchia familiare atmosfera che sembrava già archiviata dai tempi
nuovi. E la lista potrebbe anche allungarsi se ci aggiungessimo le
stagioni 74-75 e 75-76 e ci soffermassimo su "Ritratto di donna velata"
di Flaminio Bollini, "La traccia verde" di Silvio Maestranzi, il già
citatissimo "Dov'è Anna?" di Piero Schivazappa, su soggetto e
sceneggiatura di Biagio Proietti in coppia con la moglie Diana Crispo,
ed altri ancora. Ma fino alla primavera del 1976 nessuna notizia di
Francis Durbridge in tv. L'unica occasione in cui gli appassionati dello
scrittore inglese poterono lenire un po' la loro crisi di astinenza fu
nel Febbraio del 1975, quando il Secondo Programma radiofonico mandò in
onda una nuova inchiesta di Paul Temple, "La ragazza scomparsa", la
sesta trasmessa in versione italiana, in cui ancora una volta lo
scrittore detective cambiava voce, assumendo stavolta i toni caldi e
profondi di Alberto Lupo. Ma dicevamo, nell'Aprile del 1976, mentre la
tv di stato era ormai in piena riforma (cambiavano i vertici, stava
arrivando una terza rete e i tre canali assumevano le denominazioni di
Rete 1, Rete 2 e Rete 3, finendo rispettivamente ognuno sotto l'egida
dei tre partiti maggioritari, DC, PSI e PCI, in quella che sarà chiamata
la "lottizzazione della Rai"), i fedeli lettori del Radiocorriere
trovarono quello che era poco più che un trafiletto, dal titolo
decisamente curioso: "Durbridge all'ombra del Vomero". Nelle sue poche
righe, l'anonimo redattore annunciava la produzione di un nuovo giallo
televisivo di Durbridge in arrivo nei mesi seguenti sui canali Rai che
si sarebbe intitolato "La bambola", e spiegava, quasi con un sottile
senso di soddisfazione, come questa volta non ci fossero da affrontare
trasferte in Inghilterra, dato che la vicenda si sarebbe ambientata
totalmente a Napoli e zone limitrofe. Con un colpo di mano più o meno
improvviso, infatti i nuovi vertici della tv di stato, avevano deciso di
dare un taglio ai costi e alle conseguenti critiche che sempre più
spesso provocavano da parte dei media. Quasi tutti gli ultimi gialli
erano stati girati per le scene in interni nei nuovi studi di Napoli,
quindi tanto valeva con alcuni sapienti rimaneggiamenti delle trame
spostare le storie stesse in quei luoghi. E così sarebbe avvenuto per
almeno i due seguenti sceneggiati di Durbridge, strappati ai caliginosi
panorami britannici per precipitarli in quelli assolati dell'entroterra
napoletano. Ma prima di tutto questo, i fans italiani di Durbridge
avrebbero avuto la possibilità di godersi un'ultima sua storia di
ambientazione inglese. Infatti, improvvisamente quasi senza farsi
annunciare, sul finire di Settembre, approdava sugli schermi di Rete 2,
l'ex Secondo Programma, "A casa, una sera", non uno sceneggiato questa
volta, bensì un'opera teatrale, il cui titolo originale era "Suddenly At
Home", il primo lavoro di questo genere realizzato da Durbridge nel 1971
e andato in scena con grande successo fin da quell'anno, prima al Royal
Theatre di Windsor, e successivamente al Fortune Theatre di Londra.
Nella seconda metà degli anni '60, Durbridge aveva interrotto la sua
attività di autore di scripts televisivi e radiofonici (il suo ultimo
radiodramma, "La Boutique", peraltro scritto su richiesta, era del 1967,
mentre "Bat Out of Hell", il suo più recente lavoro televisivo risaliva
al 1966) in favore del suo nuovo interesse che lo avrebbe impegnato
maggiormente negli ultimi decenni della sua vita: il teatro. Tra il 1971
e il 1998, anno della sua morte, infatti, Durbridge produsse solo tre
nuovi copioni per la tv, tutti negli anni '70, e nessuno per la radio,
limitandosi a rielaborare soltanto alcuni suoi vecchi radiodrammi,
dedicandosi quasi esclusivamente a scrivere romanzi, alcuni originali ma
per la maggior parte novelizations di suoi vecchi copioni televisivi e
radiofonici, ed a produrre opere teatrali. Entrambe queste attività gli
consentivano sicuramente un ritmo di lavoro più tranquillo, senza dover
correre dietro ai tempi stretti della radio e della televisione, e più
consono alla vita di un flemmatico signore di campagna, come l'autore
era divenuto in quest'ultima fase. In tutto, Durbridge avrebbe scritto
una decina di commedie, tutte rigorosamente poliziesche, l'ultima delle
quali, "Fatal Encounter", uscita postuma nel 2002. "A casa, una sera",
diretta da Mario Landi (regista di tutti i Maigret con Gino Cervi,
compreso un episodio girato per il cinema), con la traduzione
dell'immancabile Franca Cancogni e l'adattamento televisivo dello stesso
Landi, era una versione piuttosto fedele dello spettacolo da cui era
tratta, la cui impostazione teatrale, tutta giocata in interni, permise
di mantenere l'ambientazione originale inglese, pur girando l'intera
vicenda negli studi Rai di Torino. Trasmessa in due serate consecutive,
giovedì 23 e venerdì 24 Settembre 1976, raccontava una storia abbastanza
diversa da quelle a cui Durbridge ci aveva abituato. Nessun misterioso
assassino da smascherare, nessun complotto a base di bande criminali di
ricattatori o spie, ma solo un complicato piano uxoricida esplorato nel
suo divenire. Insomma la più classica delle situazioni da "intrigo in
famiglia", più nello spirito di un Hitchcock o di una Christie che non
del nostro Durbridge. La vita coniugale di Maggie e Glenn Howard è solo
apparentemente felice. Lei, in seguito alla morte del padre, ha
ereditato una fortuna, ma per entrarne in possesso ha dovuto rinunciare
alla burrascosa convivenza con Sam, uno scrittore di gialli di non
eccelse qualità, e sposare Glenn. Lui ha un lavoro rispettabile che lo
ha reso preferibile a Sam, ma che non gli consente di competere
finanziariamente con la moglie, di cui ha un gran desiderio di
sbarazzarsi. Ha anche un'amante, Sheila, attrice e amica di Maggie.
D'accordo con Sheila, Glenn organizza quello che sembra un delitto
perfetto. Fissa un falso appuntamento dal parrucchiere per la moglie, la
soffoca con un cuscino, poi l'affonda con la macchina in uno stagno
presso la casa di Sam, inscenando un incidente. Sheila, fingendosi
Maggie, dovrà poi telefonargli a casa, dove lui avrà procurato la
presenza di un testimone, il medico di famiglia, nel momento della
telefonata della "moglie". Ma mille imprevisti complicano l'attuazione
del piano: una telefonata inattesa, la cognata Helen che piomba in casa
mentre il cadavere è ancora sul divano, il medico costretto a disdire
l'appuntamento, Sam che si rivolge alla polizia, Sheila che ha una
reazione pericolosa in presenza di testimoni. E benché Glenn, con
incredibile sangue freddo, riesca a far fronte a tutto, dovrà sudare
molto più di quanto immaginasse per cercare di sviare i sospetti
dell'ispettore Happleton e più ancora del sorprendente sovrintendente
Remick di Scotland Yard, un investigatore il cui intervento non era
previsto nel suo "delitto perfetto". Il cast era composto da Nino
Castelnuovo (Glenn), Enrica Bonaccorti (Maggie), Lia Tanzi (Sheila),
Giampiero Bianchi (Sam), Grazia Maria Spina (Helen), Tommaso Bartorelli
(Happleton) e Ugo Cordea (Remick). Purtroppo questa è l'unica opera di
Durbridge in versione italiana, da "Melissa" in poi, da cui non sia mai
stato realizzato un DVD (nè peraltro mi risulta sia mai stata nemmeno
replicata, almeno da moltissimi anni a questa parte), per cui c'è la
seria possibilità che la registrazione sia andata persa o danneggiata.
Il ricordo che ne avevo io era un po' nebuloso, e ho dovuto quindi
ripassarmi il testo originale della commedia (pubblicato per chi fosse
interessato, come tutti gli altri lavori teatrali di Durbridge, dalla
casa editrice "Samuel French" di Londra) oltre che ricorrere alle sempre
utilissime schede illustrative del Radiocorriere TV per ricavare questo
riassunto un po' sommario, ma che spero abbia chiarito abbastanza la
trama. Speriamo che prima o poi, dai meandri labirintici delle Teche Rai,
sempre potenziale fonte di infinite sorprese, riemergano i nastri di
questo lavoro dimenticato di Durbridge, per poter tornare a disposizione
di noi appassionati. Inoltre, per questioni tecniche i dati del Servizio
Opinioni per gli anni dal '75 al '79 risultano incompleti e non è di
conseguenza possibile dare le percentuali di gradimento, o le medie di
spettatori a puntata né per questo, né per i successivi sceneggiati di
cui ci occuperemo nei prossimi capitoli. Ma intanto, mentre gli
spettatori italiani, appassionati del giallo e di Durbridge in
particolare, si gustavano questo inatteso antipasto, il piatto forte,
cioè il nuovo sceneggiato, terminate le riprese, passava alla fase di
montaggio e post-produzione, pronto ad apparire sugli schermi di Rete 1
(l'ex Programma Nazionale). E il Radiocorriere TV ne dava conferma nel
suo numero dei primi di Ottobre. Il titolo sarebbe stato "Dimenticare
Lisa", invece de "La bambola", ma, come dicevamo, non sarebbe stato
l'unico cambiamento. Per citare Fiammetta Rossi, che scrisse l'articolo:
"Dimenticare Lisa si differenzia abbastanza dall'originale di Durbridge,
molto riscritto e manipolato. [...] Non si tratta del solito giallo con
la meccanica ricerca dell'assassino di turno, bensì di una storia
criminosa di stampo contemporaneo in cui le spiegazioni e le
responsabilità non sono così facili da scoprirsi e da misurarsi fino in
fondo." Tutto molto in tema con il nuovo modo di interpretare il
racconto poliziesco di cui parlavamo nelle puntate precedenti. E come
vedremo, la giornalista sapeva esattamente di cosa stava parlando.
Text:
Antonio
Scaglioni
Herzlichen Dank für zusätzliche Infos bzgl. Stab &
Besetzung an Antonio Scaglioni |